Elogio dell’assemblea, tuttavia. Andrea Manzella, Mucchi editore
Manzella è un fine costituzionalista e ci guida con parole semplici attraverso il ruolo storicamente e costituzionalmente determinato del parlamento e delle sue antiche e recenti difficoltà fino a alla necessità di un suo aggiornamento sia in relazione alla partecipazione digitale che alla gestione dei casi di eccezione come nel corso della pandemia. Il parlamento è un’assemblea che deve garantire rappresentatività e rappresentanza sia attraverso la trasformazione dei voti in seggi sia attraverso l’assoluta libertà dell’eletto di rappresentar e per intero e liberamente la comunità nazionale. È intorno a quest’idea dell’unità che Manzella costruisce il centro del suo discorso per rendere esplicito il dovere dei parlamentari da una parte di rappresentare la propria parte, raccolta nei gruppi, ma anche di esercitare quella sintesi che figlia di un rapporto dialogico porta alla ricerca dei giusti compromessi. In questo processo il ruolo delle minoranze, che diventano opposizione, è decisivo ed importante quanto la maggioranza.. Manzella smonta così il mito della governabilità ad ogni costo. Se la rappresentatività è un interesse di rilevo costituzionale, cioè un bene necessario, la governabilità è solo un obiettivo costituzionalmente legittimo da conseguire senza compressione della rappresentatività del parlamento. Da qui discende tutto il confronto tra contemporaneità delle decisioni (sempre più necessaria in epoca digitale) e la necessaria durata del dialogo e del confronto che dovrà sfociare in un nuovo equilibrio tra la necessità di governare e le ragioni del contraddittorio. Ampio e documentato il ragionamento del rapporto tra parlamento e soggetti sociali diffusi in epoca di crisi della rappresentatività e dell’azione dei partiti con una Costituzione scritta intorno a quest’ultimi. Per rendere più plurale il confronto e più efficacie l’attività del singolo parlamentare, Manzella, suggerisce anche attraverso le moderne tecnologie un più forte ruolo dell’eletto sul territorio tale da trasformare le risorse della circoscrizione in risorse nazionali. L’autore si dilunga, attualizzando il suo pensiero, su alcune proposte si di riforma sostanziale (monocameralismo) che regolamentare e procedurale (commissioni e regolamenti delle camere) tale da poter essere immediatamente utilizzati per affrontare, qui ed ora, le sfide imposte dalla pandemia. Infine, senza demonizzare l’utilizzo di una democrazia “connessa” tramite le reti Manzella ci ricorda come non vi possa essere cittadinanza nell’isolamento e come la piazza telematica possa “produrre decisioni ma non deliberazioni legittimate dal contraddittorio” perché la moltitudine dei “soli” non possiede le condizioni ed i valori propri della decisione in assemblea. Rimane l’amarezza per l’inottemperanza dell’ordine del giorno Perassi , in costituente, che scegliendo il sistema parlamentare raccomandava con un “tuttavia” la redazione di disposizioni idonee ad evitare le degenerazioni del parlamentarismo. In epoca di dibattito, di solito mal informato e privo di riferimenti, il libriccino di Manzella è una luce che può guidare, noi profani, a comprendere meglio ciò che c’è, i suoi limiti, le possibilità ed i rischi del cambiamento. Utile!