Il vento della rivoluzione, di Marcello Flores e Giovanni Gozzini, LaTerza
Un bel libro che racconta le ragioni della nascita del PCd’I e il periodo immediatamente successivo, fino al congresso di Lione, e gli arresti fascisti. Sono la guerra e la rivoluzione russa la scaturigine delle scelte politiche che attraversano in particolar modo la sinistra ma in generale tutta l’Italia e che determinano cambiamenti culturali, scelte economiche, polarizzazione sociale e, insieme al disfacimento del liberalismo giolittiano, la radicalizzazione dello scontro politico e successivamente l’avvento del fascismo. Sarà infatti con le prime elezioni a suffragio universale maschile nel 1919 che i socialisti ed i neonati popolari avranno la maggioranza dei seggi alla camera dei deputati senza nessuna velleità di accordo. Sarà la conseguenza della guerra che orienterà gran parte della classe operaia e delle masse contadine del centro nord verso i socialisti che la guerra non hanno voluto e che, tra i pochi in Europa, non l’hanno accettata con entusiasmo nazionalistico. L’ingresso delle masse sulla scena politica, la rapida crescita della grande industria, un nuovo ruolo delle donne accanto alle immense ricchezze accumulate dall’industria bellica ed all’atavica oppressione dei contadini nelle campagne spingono a sinistra il popolo italiano ma senza trovare un sbocco politico efficacie. Il biennio 19-20 rappresenta un crogiuolo di esperienze che seppur limitate geograficamente saranno alla base della riflessione sovietista del gruppo dell’Ordine Nuovo. La sinistra era quella del Psi delle case del popolo, delle camere del lavoro, delle cooperative, dei comuni socialisti, che proclamava a voce l’obiettivo della rivoluzione ma che, in sintesi, aveva già scelto la via parlamentare e democratica dei compromessi sociali per consolidare la proprio missione. Ed è qui che si gioca la scissione. Mentre la guerra volgeva al termine, tra il malumore popolare (soprattutto dopo Caporetto) arriva la rivoluzione russa, prima quella di febbraio che caccia lo Zar poi quella d’Ottobre che manda al potere i bolscevichi di Lenin e lancia in tutto il mondo l’idea che la rivoluzione sia possibile, che lo stato operaio possa cancellare il capitalismo, che la libertà possa andare al potere. Il mito della rivoluzione, il fascino di Lenin, il prestigio dei comunisti si servono di un elemento essenziale della lotta politica: in Russia hanno avuto successo e potrebbe accadere anche in Europa, così tutta l’attività dei partiti socialisti, non solo quello italiano, viene scossa dalla variante comunista. La rivoluzione comunista in Russia cambia tutte le carte in tavola, sia dal punto di vista teorico, la rivoluzione non è avvenuta in un paese a capitalismo maturo, che pratico perché le parole d’ordine di pace, pane e terra diventano la chiave per sperare in un futuro possibile ma da raggiungere solo con il sovvertimento violento della società. A sinistra, anche nel movimento socialista italiano non è il se, ma il come ed il quando fare la rivoluzione. Solo Turati la pensa diversamente. Lenin vince puntando, inizialmente, sulla rivoluzione mondiale e con la nascita della III Internazionale impone linea e prassi ai partiti rivoluzionari europei: nasce il comunismo europeo. Intorno a queste complicate e ben storicizzate vicende, gli autori ci guidano attraverso le scelte, talvolta drammatiche, gli errori disconosciuti e non, le rigidità dottrinarie e l’incapacità di proseguire il lavoro ordinovista di contatto con la realtà popolare per far crescere il neonato partito nel fuoco delle contraddizioni sociali ed economiche fino ad illustrare le diverse personalità che hanno fondato, costruito e poi consolidato il PcdI da Gramsci a Terracini, da Togliatti a Bordiga e così via, anche le loro contraddizioni, giravolte teoriche, giustificazioni politiche, malumori e dissensi tra di loro fanno parte del libro perché fanno parte della storia del PCdI. Il libro si occupa anche degli eventi successivi alla II guerra mondiale ma è il rapporto con l’Urss che avvolge tra dogmi e discussioni, tra scissioni e persecuzioni, tra mito e leggenda tutta la vicenda comunista, almeno fino alla repressione della primavera di Praga e racconta brevemente il filo che descrive l’evoluzione comunista italiana dal fronte popolare, alla democrazia progressiva, alla via italiana al socialismo, al compromesso storico. Vorrei dire che a noi “moderni” potrebbe sembrare difficile capire come il rapporto tra comunisti, la difesa del socialismo realizzato, il culto delle personalità e la sua liquidazione, abbia assorbito l’élite dei gruppi dirigenti della sinistra italiana per mezzo secolo mentre è proprio la dimensione internazionale che ha fatto dei comunisti italiani quella forza capace di osservare i mutamenti mondiali e di sapersi, secondo il campo, adeguare o ribellare con uno sguardo tutt’altro che provinciale ma purtroppo mai critico abbastanza sul rapporto tra democrazia e socialismo. Nel centenario una bella lettura per andare oltre nostalgie e ricostruzioni tutte legate all’attualità politica.