Fratelli tutti

Commento

Fratelli tutti. Lettera Enciclica sulla fraternità e l'amicizia sociale, Papa Francesco

L’enciclica è la sistematizzazione di tutto il pensiero laico del Papa e di come Egli vorrebbe che le persone si relazionassero ai problemi della società. In questo scritto il Pontefice si tiene lontano dalla dottrina in senso stretto ma indica la via della partecipazione piena dei cattolici alle vicende del mondo. Tutta l’epistola è tesa a definire un’idea di società radicalmente diversa da quella odierna, come spesso Francesco ha detto, dello scarto, dove “il disprezzo per i deboli può nascondersi in forme populistiche…o in forme liberali a servizio degli interessi economici dei potenti” e propone una tensione costante verso una società aperta che trasformi i fratelli in amici; fratelli che, come dice Suor Smerilli nell’introduzione, non si possono scegliere. Non voglio sminuire la parte dedicata al ripudio della guerra mai giusta, senza se e senza, così come quella dell’appello ad un confronto con tutte le religioni per una vita di pace e di rapporti improntati alla reciproca dignità ma altre sono le parti che lasciano stupefatto il lettore (penso anche il credente) per la chiarezza e nettezza dell’approccio e delle soluzioni proposte. Il Papa indica la via di un’utopia concreta. Il mondo, per Francesco, è in preda a crescenti diseguaglianze, per lo più legate all’egoismo delle teorie e pratiche neoliberiste ed è coinvolto da una grande diffidenza, quando non rifiuto, dell’altro, dello straniero, del diverso, del povero, ed è qui che ci ricorda come la lotta alla fame, alle malattie, alla tratta delle persone sia “il minimo indispensabile”. Francesco è diretto e regalando l’esegesi di una delle parabole, note anche ai digiuni di catechismo, come quella del Buon Samaritano, ci inchioda davanti alle nostre responsabilità, quelle del potere sordo e cieco ai bisogni ma anche quelle dell’indifferenza della moltitudine alla negazione di diritti fondamentali “negati dai potenti di turno, dopo aver ottenuto il consenso di una popolazione addormentata e impaurita”. Il Pontefice critica con severità inaudita la politica mondiale che dopo la crisi del 2008 non ha saputo sviluppare un’economia più attenta ai principi etici così come stigmatizza l’assenza di una reazione popolare. L’enciclica si sofferma molto sul tema dell’identità culturale di ciascuno e dei popoli che chiede di essere forte e rispettata. È un richiamo ad un’identità collettiva senza la quale non vi è popolo ma anche la denuncia di un sistema che presuppone l’annullamento delle diverse identità e culture che allontana i decisori politici dal rapporto con il popolo, inteso come antidoto al crescente individualismo ed isolazionismo pur dentro il mare magnum della globalizzazione. L’Enciclica si sofferma a lungo sull’esigenza di una buona politica, di relazioni tra idee e comportamenti diversi, sul ruolo della gentilezza nei rapporti interpersonali, invitando i politici a stare lontani dal desiderio di apparire e stimolandoli ad avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri. Inoltre Francesco prova a definire due principi importanti per la missione della Chiesa; l’autonomia e la partecipazione; “benché questa rispetti l’autonomia della politica, non relega la propria missione all’ambito del privato”; “ I ministri religiosi non…possono rinunciare alla dimensione politica dell’esistenza”. Va colta, inoltre, una novità di non poco conto, quando il Papa scrive citando Giovanni Paolo II che la Chiesa “non intende condannare ogni e qualsiasi forma di conflittualità sociale”. L’affermazione che di fronte ai conflitti il cristiano deve spesso prender posizione con decisione e coerenza ricordando come la vera riconciliazione si ottiene nel conflitto, è forte e netta. Nella lunga, e bella dissertazione sul valore ed il ruolo del perdono, Francesco scrive che “è pure umano comprendere coloro che non possono farlo. In ogni caso, quello che mai si deve proporre è il dimenticare” riservando alla persona il dono del perdono ma non consentendo né il perdono sociale né l’oblio della memoria. Insomma un libro importante che ridefinisce con cura le parole solidarietà, fraternità, carità, amicizia, che invita “al gesto fisico” per ricreare una positiva comunicazione umana. L’enciclica, nelle sue prime pagine, parla della pandemia del Covid-19 con questa affermazione: “Se qualcuno pensa che si trattasse solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la realtà”. Purtroppo quella di Francesco è l’unica voce autorevole che si leva nel mondo contro le ingiustizie suggerendo percorsi di dignità e di rispetto, per una nuova etica non più legata al solo dio denaro ed alla mano invisibile del mercato ma è proprio da queste parole e dall’alto magistero che potrebbe nascere un confronto ancora più fecondo tra chi pensa, desidera ed auspica un mondo migliore più giusto e solidale. Francesco non è il capo di un partito ma la sua voce, oggi, si leva in generale controtendenza rispetto ai poteri ed alle ricchezze dominanti così come ai tanti –ismi in campo. È una voce coraggiosa che non merita di essere lasciata sola. Il libro costa solo 2,90 € e vale la pena di essere letto da chi è disposto a capire la società contemporanea i suoi mali ed alcune delle più impegnative e possibili soluzioni etiche.